La Stazione

Written on 7:55 PM by my blog

Eccoci qua.
La stazione, i treni, i pendolari, l'edicola,
gente che si affolla alla biglietteria,
compra un biglietto che li porta lontano, verso nuovi sogni,
nuove speranze, la stessa musica nelle loro teste.
La stessa paura di restare soli,
di affrontare il viaggio con la solita compagna, la malinconia.
Guarda gli occhi di quel bambino,
mentre osserva suo padre che si affanna a obbliterare.
Occhi devoti, occhi di amore,
che un giorno metteranno in discussione tutti questi sacrifici.
Certo la valigia di cartone è un mito che si tramanda,
un supplizio, un atto di coraggio, una necessità.
Mentre ti guardo, in cuor mio so che la stessa sorte toccherà a noi,
ma senza una famiglia nuova che ci aspetti.
No, noi partiremo prima,
dei bambini troppo cresciuti che rinnoveranno i viaggi dei loro padri.
L'edicola è davvero affolata,
forse perdersi fra le notizie di un giornale ormai vecchio,
di settimale di gossip alimenta e giustifica la necessità di partire.
Le scale, il bar, il caffè, la sigaretta.
Un rito che ho sempre fatto,
da quando appena adolescente accompagnavo mio padre al treno.
Le andate a notte tarda per non perdersi un attimo della famiglia,
i ritorni all'alba per cominciare un nuovo giorno,
senza lasciare che il tempo possa condizionare la tua casa.
Sacrifici che comprendi col tempo,
quando guardandolo negli ochhi non riesci dirgli quanto gli vuoi bene,
quanto lui sia il tuo eroe, quanto il vostro litigare sia solo il frutto di due mondi che si scontrano,
non riconoscendosi, rispecchiandosi nelle loro paure speculari.


Quante volte avrei voluto vedere papà partire,
ma puntualmente scappo, veloce, non riesco a guardarlo negli occhi.
Non voglio vederlo commosso, ho paura delle sue debolezze,
avrei, allora troppe responsabilità.
La stazione è come l'ospedale,
grigia, gente silenziosa e triste,
il personale che non ti calcola,
qualcuno che parte,
altri restano,
il profumo intenso dei passegeri,
il loro sguardo perso, la loro voglia di scappare.
Nella mia testa risuona Walk away dei Franz,
portami via, non lasciarmi con un sorriso triste e gli occhi luminosi e rossi.


Eccoci qua.
Il tuo treno arriverà fra 10 minuti.
La giornata è stata fantastica.
La spiaggia, la vecchia chiesa, il castello,
la locanda, il fiume,
i sorrisi, i baci, gli sguardi, le carezze,
le finte promesse, la voglia di scappare, la paura di soffrire.
Adesso cosa vuoi che ti dica,
che mi sto innamorando, che avrei voglia che quel treno non arrivasse mai.
Certo hai bisogno di parole nuove,
di sguardi vivi e fugaci,
il tempo passato non conta, la giornata insieme è solo un miraggio che scompare.
Forse per una volta avrei bisogno io di certezze,
del tuo coraggio, solo per un attimo credimi,
il tempo di capire che non mi sto nuovamente sbagliando.


La stazione, i treni, le persone,
il bar, i binari, i bambini,
gli occhi, le mani, i capelli,
tutto sembra la metafora della vita che scappa inseguendo se stessa.
E quando torna indietro, è sempre inesorabilmente in ritardo.

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2 Comments

  1. Anonimo |

    Buongiorno! Le stazioni sono il maggior contenitore di emozioni, decisamente! Contemporaneamente c'è chi sorride, chi è triste, chi ha speranza, chi le perde...A presto e buon weekend

     
  2. Anonimo |

    "la felicità su quale treno della notte viaggerà..lo so' che passerai..ma come sempre in fretta non ti fermi mai"

    grazie di esser passato da me..

     

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